Visita al buco nero

Visita al buco nero

Non è consigliato.

O almeno, credo non lo sia. Credo non sia opzione ritenuta valida.

Non esiste una regola scritta, ma tacitamente è riprovevole rispondere “Male” alla domanda “Come va”.

Anche se è vero.

Il male va celato, che con quei toni grigi spegne il paesaggio, forse è pure contagioso, di certo rompe i coglioni.

Ci vogliono tutti vestiti al nostro meglio, non importa quanto livida sei sotto al tailleur inamidato.

L’importante è che non si veda.

Io, invece, consiglio.

Consiglio vivamente di far visita al proprio personale buco nero, se serve.

Scivolare nella zona buia e disperarsi senza ritegno. Non vestirsi, visitare spesso il letto, sentirsi depressi e dirlo a voce alta, a se stessi, nello specchio o anche davanti al muro. Piangere, piangere molto forte, deformare la faccia in smorfie che a guardarsi ci si spaventa. Tirare su col naso come ci dicevano di non fare a sei anni, asciugarsi il viso allagato nelle lenzuola pulite concentrandosi sui tratti che disegna il mascara sul bordo. Camminare solo in caso di necessità, tipo per raggiungere il bagno, ma strisciando teatralmente i piedi. Spegnere il telefono. Lamentarsi sonoramente con la vita per tutti gli sgambetti che ti hanno fatto cadere faccia in avanti, terra in bocca. Lamentarsi con se stessi perché tutto quello che ci succede è stata nostra responsabilità, in qualche modo.

Lamentarsi, anzi, lagnarsi che è sinonimo ma foneticamente rende nettamente meglio l’idea.

Lagnarsi di tutto, di tutti.

Lagnarsi di lagnarsi per avvenimenti che, sì, fanno male, ma non sono così gravi, perché ci sono cose molto più gravi e lo sai, quindi sei una brutta persona se non tieni conto di questa prospettiva.

Ingigantire ogni cosa, inanellarla con tutto quello che è successo nel corso del tempo, tutto il tempo che ricordi, compatirti, sentirti sola, sconsolata, sfigata, tapina.

Sputare sulla resilienza, sospendere la volontà di vedere i lati positivi per uscire dal buco, non volersi sentire meglio, non facendo tutto da soli,per lo meno. Quindi sperare nell’arrivo di qualcosa di bellissimo, ora, subito, come nelle commedie americane, bestemmiare perché non succede sei secondi dopo averlo pensato.

Smettere di piangere, sentire il cuore che batte dentro gli occhi, pensare di essere prosciugati. Ricominciare dopo poco, all’improvviso, senza possibilità di smettere. Pensare se sia mai successo di affogare nelle proprie lacrime, chiedersi se Di Maio con la storia del 90% di acqua non avesse tutti i torti.

Incazzarsi e lanciare oggetti che possibilmente vadano in mille pezzi all’urto.

Pulire i pezzi.

Piangere perché si è rotto qualcosa.

Piangere perché si è rotto tutto.

Piangere perché sembra una vita che questo puzzle di pezzi sempre uguali non si ricompone mai.

Essere triste e pensare che oggi va bene così.

Entrare nel buco nero per un po’. Il buco nero non è altro che una stanza come un’altra, l’equivalente della cameretta di cui sbattevi la porta e facevi girare la chiave a sedici anni.

Un visita al buco nero, solo quando indispensabile, solo quando abbiamo la chiave per chiuderci dentro e poi aprire, uscire, senza prenderci residenza, che vivere in una stanza è come mettersi in galera.

Una visita che non porta giovamento. Forse. Di certo non porta soluzioni, va detto.

È solo permettersi di non essere per forza migliori. Almeno un giorno.

A sedici anni, dopo la porta sbattuta e i giri di chiave finché la serratura lo permetteva, di solito piangevo, gridavo, poi silenzio, musica e canzoni cantate a voce molto alta.

Ieri avevo mal di gola.

Oggi la musica si sente fino al lago.

La porta aperta. Spalancata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4 Comments
  • Jahgi Freedom
    Posted at 11:47h, 19 settembre Rispondi

    Letta tutta d’un fiato, come sempre.
    Condivisa dalla prima parola all’ultima, come sempre.
    Sollevata di non essere l’unica, come sempre.
    Attendo l’uscita del libro, da sempre.

    • Sacchi di Cinismo
      Posted at 15:27h, 01 ottobre Rispondi

      Cuori per te.

  • Vendorinformationpages
    Posted at 09:39h, 20 settembre Rispondi

    Grazie cara! 🙂 P.s: io ho sempre fame!vendor information pages

    • Sacchi di Cinismo
      Posted at 15:27h, 01 ottobre Rispondi

      Avere fame è un buon segno.

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