Amore, non ho sentito

Amore, non ho sentito

Ho sempre avuto un’ inclinazione da voyeurista delle vite altrui.

Da bambina spiavo sempre nelle finestre accese, l’orario preferito era quello di cena e cercavo di immaginarmi che esistenza ci fosse dietro quei vetri, che voci la riempissero, se qualcuno aveva litigato, se anche li i figli venivano sgridati, se i piatti erano pieni di cose buone, come ci sarei stata io lì.

Mi facevo i cazzi degli altri insomma, ma ci mettevo della poesia. C’è da dirlo.

E credevo sempre che dietro le finestre ci fosse qualcosa che non avevo io.

Con gli anni non ho perso il vizio.

Solo, adesso, lo faccio direttamente guardando le persone, spero che abbiano lasciato qualche finestra aperta dentro cui spiare.

Mi chiedo se sono felici o fanno finta, se sono almeno leggeri se non soddisfatti, se portano carichi sulle spalle e come fanno.

Cammino lungo il parco di una città che non conosco. Una delle tante.

Mi arrivano incontro tre ragazzine di quell’età oscena e perfetta che è l’adolescenza. Una ha i capelli azzurri, tutte indossano quegli orrendi hot pants neri con i collant e ringrazio Dio per avermi evitato quella moda tremenda quando avevo la loro età. Le zeppe mi sembrano già un sofferenza sufficiente.

Parlano, accavallando parole una sull’altra perchè ci sono sempre cose urgentissime da dire in quegli anni. Mi passano accanto e sento:

– …insomma una giornata di merda, però ieri Marco mi ha chiamata amore.

Detto veloce, quasi in imbarazzo, quasi come se dirlo scandito e ad alta voce fosse troppo per un cuore solo.

E in un attimo perde un battito il mio.

Che a trent’anni con Amore ti hanno battezzata in tanti.

Una parola che si dice.

Una convenzione, una comodità, un’ abitudine.

Spesso, ti fermi a chiederti quanto valga.

Quante altre donne prima di te hanno avuto lo stesso nome.

E pure tu l’hai usata con più uomini di quanti avresti voluto.

Per alcuni te la saresti potuta evitare, che tanto con l’amore c’entravano poco e lo sapevi già.

Amore, quel nome che sempre più spesso si diluisce tra tutti gli altri nomi della giornata.

Poi ti rispondi che va bene così, che è giusto, che puoi smetterla di fare la morale e permetterti di sprecarla quella parola.

Eppure non riesco a non pensare a quella ragazzina con i capelli blu, a come si torce lo stomaco e manca l’aria e ti senti pesare la metà quando lo senti dire per la prima volta.

A te.

Smetti in un attimo di essere chiunque perchè sei amore per lui.

Non importa se domani finisce, se bene bene ancora non sai cosa voglia dire, in quel momento non c’è niente di più vero. Reale. Assoluto. Perfetto. Certo.

Dovrei dirla e ascoltarla con più attenzione quella parola.

Con più cuore, con più occhi.

Con meno dubbi.

E mi trovo a invidiare quelle ragazzine, quell’età che non rimpiango mai, i capelli azzurri e anche i loro terribili hot pants.

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